La Repubblica di oggi, 26 aprile 2013, dedica un’intera pagina ai Fablab (dall’inglese “fabrication”, ma anche “faboulous”, laboratory) che in Italia, complice anche la crisi, stanno vivendo un vero e proprio boom, con presenze a Torino, Milano, Firenze, Reggio Emilia, Roma, Cava dei Tirreni, Napoli, Bologna, e brevissimo a Trento, Palermo, Novara e Pisa.

Cosa sono i Fablab? Sono palestre per inventori, laboratori di creatività, piccole botteghe che producono oggetti grazie alle nuove tecnologie digitali. Quello che l’Economist ha definito la “Terza Rivoluzione industriale”, un nuovo modo di produrre in digitale e attraverso strumenti di ultima generazione quali stampanti 3D, taglierini laser, fresatrici a controllo numerico, aspiratori.

Il primo FabLab è stato aperto al MediaLab del Massachussetts Insitute of Techology di Boston nel 2003; da allora sono stati censiti nel mondo (dati International FabLab association) 252 laboratori. In Italia la partenza è stata molto lenta: un primo laboratorio provvisorio viene aperto a Torino nel 2011, in occasione della mostra Stazione Futuro per il centocinquantenario dell’Unità d’Italia: un’istallazione con una piccola stampante 3D e una tagliatrice laser.

I FabLab sono spazi aperti, che nascono per portare la Digital Fabrication e la cultura Open Source in un luogo fisico, dove macchine, idee, persone e approcci nuovi possono mescolare liberamente.

> Le officine delle creatività conquistano l’Italia: l’articolo di Repubblica.